La preoccupante situazione che continua ad emergere dai dati delle elezioni OPI 2024 rappresenta un vero e proprio terremoto silenzioso che scuote (o dovrebbe scuotere) le fondamenta della rappresentanza infermieristica in Italia.
I dati degli Ordini provinciali di cui è stato possibile rinvenire i verbali di scrutinio (non sempre pubblicati), riportati nella tabella sotto, sono impietosi: un'affluenza ai minimi storici, con percentuali che in alcune province si attestano addirittura sotto l'1% (0,70%) e una media attuale inferiore al 7%. Quest'ultimo dato avrebbe invalidato buona parte delle elezioni fin qui svolte, se fosse stato ancora in vigore il precedente sistema Ipasvi con quorum minimo al 10%.
Nella maggior parte dei casi, inoltre, gli iscritti non hanno avuto una reale possibilità di scelta, trovandosi di fronte un'unica lista candidata, spesso collegata a quella già in carica. Non poche le contestazioni, in particolare per le procedure di presentazione delle liste e di voto.
Questa scarsissima partecipazione non può essere liquidata come semplice astensionismo, ma rappresenta un grido d'allarme, un silenzio assordante che mette in discussione la legittimità stessa del sistema ordinistico. Il fatto che in alcune province oltre il 99% degli iscritti non abbia partecipato al voto è un segnale inequivocabile di una profonda frattura tra la base professionale e le istituzioni ordinistiche.
Questo drammatico scenario non è improvviso, ma il culmine di una crescente disaffezione, alimentata da molteplici fattori, tra cui un posizionamento sempre più confuso rispetto ad altri organismi di rappresentanza professionale. Tra le politiche ordinistiche più contestate, vi è probabilmente il supporto incondizionato all'introduzione della figura dell'Assistente Infermiere, una scelta che la maggioranza delle organizzazioni associative e sindacali ha bocciato ampiamente. A ciò si aggiungono le numerose promesse di valorizzazione professionale post-pandemiche, puntualmente disattese in tutti i settori, dalla formazione alla retribuzione, che hanno ulteriormente acuito il senso di abbandono e frustrazione tra gli infermieri.
Anche il sistema elettorale stesso, basato su un regolamento emanato dalla Federazione degli Ordini, sembra contribuire alla conservazione di un sistema obsoleto e resistente all'innovazione, allontanando gli iscritti dalle urne. La mancata introduzione del voto elettronico a distanza, la scarsa diversificazione dei punti di voto, la complessità delle procedure di candidatura (che in molti casi dovevano essere presentate nel mese di agosto) e, non da ultimo, la cristallizzazione e l’autoreferenziale del potere, con leadership ultra-ventennali o quarantennali e scarsa attenzione al ricambio generazionale (pur richiamato dalla Legge 3/2018), hanno creato un terreno fertile per la disaffezione.
La questione più preoccupante, tuttavia, riguarda la legittimità degli organi eletti. Come può un sistema che consente la formazione di organismi rappresentativi con la partecipazione di una percentuale così esigua di aventi diritto (in alcuni casi inferiore all'1%) pretendere di rispecchiare la volontà della maggioranza degli iscritti?
Questo solleva seri dubbi sulla reale rappresentatività dei neo-eletti e sulla loro capacità di agire nell'interesse generale della categoria nell’ambito delle competenze legislativamente rimesse. La giurisprudenza, come evidenziato da una sentenza della Corte di Cassazione (n. 8566 del 26 marzo 2021) relativa a un'altra professione, ha già messo in guardia contro i rischi di "sclerotizzazione" degli organi di rappresentanza eletti con scarsa partecipazione.
È dunque urgente intervenire con riforme strutturali per evitare che il sistema ordinistico perda definitivamente la sua legittimità. Tra le proposte: la reintroduzione di un quorum minimo di partecipazione, l'introduzione del voto elettronico, la diversificazione dei punti di voto, un maggiore e stabile coinvolgimento di sindacati e associazioni scientifico-professionali nelle diverse scelte (per dimostrare davvero la volontà di adottare decisioni concordate e inclusive), limiti di mandato più rigorosi e un impegno concreto negli ambiti di competenza della rappresentanza ordinistica – con il faro della tutela dei cittadini - senza disperdere energie in settori di competenza dell'associazionismo e del sindacato.
Con questa nota, supportata dai dati forniti, si auspica di stimolare un dibattito professionale approfondito e costruttivo, che coinvolga attivamente gli iscritti e l'associazionismo professionale nel plasmare il futuro della loro rappresentanza ordinistica istituzionale.
Le elezioni 2024 segnano un punto di non ritorno: o si cambia rotta, o il silenzio degli infermieri si trasformerà in un grido di dolore per una professione abbandonata a se stessa.
Walter De Caro
Presidente Nazionale CNAI
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