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La Sfida della Parità: Elezioni Ordini Professionali Infermieristici, un'occasione mancata?

Con sommo stupore e non celata incredulità, seppur non del tutto inattesa, giunge notizia che ben 25 Ordini infermieristici provinciali abbiano agito per indire le consultazioni elettorali nel mese d'agosto e convocare le Assemblee elettorali per gli albori settembrini, taluni persino con riunioni consiliari a ridosso della festività di Ferragosto. Nonostante il plenilunio di questi giorni, che secondo le credenze popolari avrebbe dovuto indurre uno sguardo rivolto al futuro, ciò non sembra aver influenzato le procedure connesse alle  elezioni degli Ordini delle professioni infermieristiche, le cui modalità e metodi paiono ancorati a pratiche vetuste.

Queste convocazioni nel pieno dell’estate potrebbero, per taluni, celare l'intento di arginare la presentazione di liste alternative (si possono presentare di fatto al massimo dopo 20 giorni dalla convocazioni quindi durante il mese), da parte di coloro che hanno retto le sorti degli ordini nel corso del mandato scorso, con l'obiettivo di blindare le cariche e perpetuarle in nome di una presunta “stabilità e continuità”, che non ha senso o ragione di essere ed appare del tutto incongrua rispetto al ruolo e alle responsabilità ordinistiche, nonché alle esigenze di una professione che necessita di crescita, ricambio e prosperità senza vincoli.

Tale principio dovrebbe valere a maggior ragione per le organizzazioni intimamente legate allo Stato, definite sussidiarie dello stesso, le quali dovrebbero dimostrarsi aperte, inclusive e favorevoli al ricambio generazionale e all'equità di genere, come appunto sancito dalla norma istitutiva.

Le cronache già cominciano a riportare scontri ed alcuni casi, tra cui a Catania, di contenziosi e impedimenti nell'iter di presentazione di liste alternative.

Parallelamente, l'OPI di Latina è stato commissariato solo ora, dopo quattro anni, al termine del mandato, per decisione della Commissione Ministeriale che ha decretato l'annullamento delle elezioni del 2020, a seguito di un ricorso presentato all'inizio del 2021. Per quest'ultimo Ordine, le elezioni – tra l’altro con i commissari nominati lo scorso luglio non risultano averle ancora indette. Di fatto, un consiglio OPI è rimasto in carica per i 4 anni di mandato, quando non avrebbe dovuto esserlo. Ciò impone una riflessione approfondita, e non solo, su questo modello e sui tempi di gestione del contenzioso inerente agli ordini professionali e sulle modalità relative all'esercizio democratico di partecipazione alle elezioni.


Concentrando l'attenzione su due aspetti cruciali, l'equilibrio di genere e la rappresentanza femminile, nonché le modalità di voto stabilite dal Regolamento FNOPI, emergono dati significativi: 

Come ben noto, la professione infermieristica è caratterizzata da una netta prevalenza femminile, con le infermiere iscritte agli Ordini in Italia che rappresentano il 76% degli iscritti, mentre le infermiere pediatriche costituiscono addirittura il 98% del totale.

Un'analisi preliminare, in svolgimento, grazie ad una valente collega Rossella Cocola, socia CNAI, sugli OPI rivela invece un paradosso:

I Presidenti degli Ordini sono di sesso maschile per il 76%, ribaltando completamente i dati di rappresentanza della professione, come evidenziato nel grafico 1.


Grafico 1 - Elaborazione R.C. per CNAI


Per quanto concerne i componenti degli ordini, la situazione presenta equilibri differenziati, con percentuali di componenti di sesso maschile decisamente eccessive al Sud, in particolare in alcuni ordini siciliani

Grafico 2 (elaborazione di R.C. per CNAI)


In sintesi, si può affermare che la rappresentanza femminile negli OPI è significativamente inferiore rispetto alla percentuale di donne che esercitano la professione infermieristica (a differenza di molte Società scientifiche ad esempio), con una notevole variabilità geografica: nel Sud e nelle Isole, la rappresentanza maschile è maggioritaria, mentre nel Centro e nel Nord, la rappresentanza femminile è leggermente superiore, ma comunque inferiore alla percentuale di donne nella professione, come evidenziato nella sintesi grafica 2.

La normativa vigente, nello specifico la legge 3/2018 e il decreto del Ministero della Salute, affrontano la questione dell'equilibrio di genere. Il regolamento della FNOPI del 2024 prevede che, per garantire tale equilibrio, le liste debbano contenere una rappresentanza di entrambi i sessi nella misura minima di 1/3 dei componenti totali della lista (e non dei singoli elementi, consiglio direttivo e commissioni di albo).

Tuttavia, questa disposizione potrebbe non essere sufficiente a garantire una reale parità di rappresentanza. Ad esempio, l'attuale Comitato Centrale presenta solo 3 componenti di sesso femminile e 12 di sesso maschile (solo 1/5 sono donne, non 1/3), una situazione che potrebbe perpetuarsi in quanto vengono conteggiati i candidati e le candidate delle Commissioni di Albo di Infermieri e di Infermiere pediatrico (che per la quasi totalità sono donne).

Chi scrive ritiene che un ulteriore passo avrebbe dovuto essere compiuto per garantire un reale progresso verso la parità in una professione che per il 75% è composta da donne.Per quanto riguarda il ricambio generazionale, anch'esso oggetto di un prossimo approfondimento di CNAI, è imperativo metterlo in atto: in alcuni Ordini ci sono consiglieri e presidenti in carica da oltre 35 anni, ben oltre i limiti di “buon senso” previsti. Anche a livello di Federazione si riscontrano casi simili, con figure che quest'anno celebrano il ventennale tra Federazione IPASVI e poi FNOPI.

Un'ulteriore perplessità scaturisce dalla scelta di evitare, come fosse un'infezione da debellare, lo svolgimento di elezioni online "da remoto" che avrebbero consentito una partecipazione più ampia e forse avrebbero evitato quei tipici condizionamenti o forzature tra i votanti.

Le elezioni online da remoto per gli ordini sono possibili e fattibili, e vengono già svolte in ordini di altre professioni. Il regolamento di FNOPI ha invece optato per elezioni cartacee o elettroniche in presenza (che appare una complicazione e non una semplificazione), con in ogni caso un seggio unico e l'impossibilità di attivare più seggi contemporaneamente, pur consentendo la scelta di diverse sedi di voto.

Un'altra scelta che deve far riflettere è il modo in cui sono organizzati graficamente gli atti di convocazione dell'Assemblea elettorale, che in larga parte evidenziano in giallo, in grassetto e con caratteri sovradimensionati solo il "terzo scrutinio", quello a zero quorum, proponendo orari molto ridotti spesso all'alba o dopo i tramonti settembrini per il primo scrutinio (2/5) e il secondo scrutinio (1/5).

Emerge chiara la volontà di giungere alla terza convocazione, quella senza quorum, inserendo prime e seconde convocazioni in orari mattutini o serali con finestre temporali estremamente ridotte che di fatto renderebbero impossibile l'esercizio democratico del voto per un numero consistente di votanti.

È doveroso chiedersi in quale altra votazione nel nostro Stato esista lo ZERO QUORUM, ovvero la validità con qualsiasi numero di votanti senza alcun minimo: in nessuna, tranne che in queste elezioni degli ordini professionali delle professioni sanitarie.

In conclusione, invitando tutti alla riflessione ed al commento, si continuerà nell’approndimento per  indagare le ragioni di queste disparità, proporre strategie per incrementare la partecipazione ed il vero ricambio generazionale, e promuovere politiche di parità di genere all'interno degli OPI per riflettere più fedelmente la composizione di genere della professione infermieristica.

Nell'auspicio di non aver tediato il lettore con questa disamina, che segue la precedente (leggi qui) si nutre la speranza che le prossime elezioni possano portare una ventata di freschezza e saggezza, nonché una sinergica unione con le altre componenti di rappresentanza culturale, scientifica, professionale e sindacale.

Walter De Caro, Presidente Nazionale CNAI

Ph.D, MSc, RN, FFNMRCSI

(con il contributo di Rossella Cocola - RN, MSN, EMMAS)


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