Il sistema sanitario italiano sta evolvendo per adattarsi ai profondi mutamenti imposti dall'invecchiamento della popolazione, dalla crescente incidenza delle malattie croniche e dai cambiamenti demografici in atto.
Da tempo in Italia si discute della necessità di ripensare la formazione degli infermieri per allinearla in modo flessibile a questa trasformazione, ma senza ancora giungere a una soluzione condivisa.
L'attuale modello formativo infermieristico, pur meritevole, necessità di aggiornamento per renderlo conforme alle esigenze dei cittadini e al correlato bisogno di una progressione della funzione infermieristica. È tempo di inaugurare una visione lungimirante che preveda percorsi differenziati e più livelli abilitazione, capaci di valorizzare appieno le competenze degli infermieri al servizio di una sanità di qualità, accessibile e sostenibile per le generazioni future. Un sistema flessibile e a più livelli, consentirebbe di formare professionisti pronti a rispondere in modo sempre più efficace alle sfide della salute pubblica nell'Italia del domani
La situazione post-pandemica, le prossime modifiche agli ordinamenti delle lauree sulla base della Direttiva 55/2013 come emendata a maggio 2024, impongono quindi di delineare un modello che preveda una granularità, nell’unitarietà della professione infermieristica ma che garantisca una formazione sempre a livello universitario, che preveda l’infermiere generalista (Laurea in infermieristica), che ha necessità di un significativo incremento retributivo e di specifiche incentivazioni e l’infermiere specialista (Master di primo Livello), entrambi all’attuale livello di abilitazione, che rappresentano gli elemento di riferimento anche numerico dell’assistenza, da valorizzare economicamente con gli specifici incarichi di funzione e lo sviluppo di un ulteriore livello di pratica con l’Infermiere di assistenza infermieristica avanzata (con un livello differenziato di abilitazione) come già avviene per altre professioni (i.e. psicologo).
Nello specifico del settore Infermieristico, appare da rivalutare e ridefinire l’ampio movimento volto a regionalizzare (spostando fuori dalle università) la formazione specialistica (vedi corsi per Infermiere di Famiglia e Comunità con le più variabili modalità di formazione) o la proposta di avere figure ibride come “Assistente infermiere”, anche esse formate all’esterno dell’università, con concreti rischi di sostituzione di personale infermieristico e di infrazione della Direttiva Europea 55/2013, per l’attribuzione improprie di funzioni infermieristiche, senza le garanzie di sicurezza e qualità nei diversi ambiti.
Potrà essere valutata l’abolizione di taluni profili professionali delle professioni sanitarie o del percorso in Infermieristica pediatrica, previa valutazione dell’impatto sulle organizzazioni sanitarie, da sostituire come percorsi post-base come Master 1° livello (competenze specialistiche) e non solo dal percorso di laurea magistrale (che ha obiettivo di impiego diversi dalla pratica generalista).
Questo in linea con la maggioranza dei paesi Europei, e con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del Consiglio Internazionale degli Infermieri e della Federazione Europea delle Associazioni infermieristiche (EFN), del Forum Europeo delle Professioni infermieristiche e ostetriche (EFNNMA), oltre che con il quadro definitorio dell’Assistenza infermieristica delineato dal Network delle organizzazioni infermieristiche italiane che ricomprende un significativo numero di Associazioni e Società scientifiche, volti tutti in coerenza all’ottimizzazione della durata e delle competenze da acquisire.
E’ necessario allinearsi alle necessità dei cittadini e del sistema. L’obiettivo è proporre la razionalizzazione dei percorsi di formazione in infermieristica e, per la Laurea Magistrale, la previsione di un nuovo percorso volto all’espansione e all’estensione della pratica clinica, con un livello di abilitazione supplementare, oltre all’attuale di tipo gestionale-formativo e di ricerca. L’obiettivo non è quello di innalzare il livello di tecnicità degli atti compiuti da questi professionisti, ma di estendere le competenze e le responsabilità interdisciplinari cliniche delle professioni infermieristiche.
I percorsi di laurea magistrale di area delineati nel quadro europeo tipicamente non prevedono una visione complessiva di “specializzazione” tipica del modello medico, ma un modello di ampliamento delle competenze infermieristiche per andare incontro alle esigenze di salute e per il completamento del percorso assistenziale.
Per garantire questo passaggio, previa modifica agli ordinamenti didattici, appare necessaria in prospettiva un aggiornamento del quadro giuridico e normativo, volto a consentire l’esercizio delle competenze acquisite (i.e. capacità di prescrizione da prevedere per la Laurea Magistrale).
L’obiettivo di avere un corso di Laurea Magistrale in Assistenza Infermieristica avanzata è di avere professionisti con competenze volte a:
1) Garantire un migliore accesso ai servizi sanitari (i.e. assistenza sanitaria primaria, situazioni emergenziali) per l'intera popolazione, consentendo il completamento dei percorsi assistenziali, anche in assenza di un medico;
2) Ottimizzare i costi sostenuti dal sistema sanitario, anche attraverso una diversa modalità di gestione dei pazienti sia per la cronicità che per le urgenze.
3) Valorizzare le competenze infermieristiche, riservando l'azione dei medici ai casi più complessi e specialistici.
4) Migliorare le prospettive di sviluppo e il riconoscimento sociale degli infermieri.
La proposta di un nuovo modello di formazione
Si propone, ai fini formativi, con le conseguenti ricadute nella pratica professionale e contrattuale, un modello delineato come segue:
Figura 2. Proposta di formazione e nuovo livello abilitazione
In particolare, l’innovazione è rappresentata dal prevedere un ulteriore percorso di Laurea Magistrale in Assistenza Infermieristica Avanzata, in aggiunta al tradizionale in Scienze infermieristiche (e ostetriche), che nasce dalla Scuola ai fini speciali per Dirigenti dell’Assistenza Infermieristica, presente fin dal 1965 in Italia, con le Scuole di Roma e poi di Milano.
Questo allo scopo di non “polverizzare” l’unitarietà formativa in “specializzazioni” - volta a riprodurre un modello poco adatto all’assistenza infermieristica avanzata e al concetto del “prendersi cura”, dell'assistenza infermieristica nel suo complesso, del “care, rispetto al “cure”.
Nel merito, pur non essendo i due concetti di “cure” e di “care” dominio esclusivo di una singola professione, si ritiene che l’accentuazione del concetto di “cure” in alcune proposte, anche nella titolazione di una laurea, sia ben distante dalla tradizione globale ed italiana che dall’evoluzione di definizione dell’assistenza infermieristica, a me che non si voglia avvicinarsi ad un modello biomedico (e lo stesso vale per l’utilizzo esteso del termine “specializzazione”) o concentrarsi solo un segmento della complessità dell’assistenza infermieristica e delle
La nuova Laurea Magistrale proposta ha quindi l’obiettivo di garantire il concreto sviluppo dell’Assistenza Infermieristica Avanzata, in linea con le posizioni internazionalmente accettate dalla maggioranza dei Paesi Europei offrendo un percorso virtuoso e concretamente utile per il sistema sanitario con l’obiettivo di avere infermieri di assistenza infermieristica avanzata formati con possibilità di svolgere
1) anamnesi, valutazione e diagnosi;
2) prescrizione di farmaci e devices nelle modalità stabilite (i.e. protocolli, piani terapeutici, prescrizione farmacologica autonoma e/o collaborativa);
3) competenza di prescrivere test diagnostici e trattamenti terapeutici;
4) autorità di inviare a consulto i clienti/pazienti ad altri servizi e/o professionisti;
5) possibilità di proporre per ricovero o dimissione clienti/pazienti dall’ospedale e altri servizi, prevendendo requisiti di accesso differenziati e requisiti specifici per l’accreditamento corsi.
Si potranno valutare di sviluppare, sulla base dell’autonomia universitaria, fermo restando l’acquisizione delle capacità sopra-delineate, specifici percorsi di tirocinio formativo nella seconda annualità connessi prevalentemente a 1) l’assistenza sanitaria primaria; ed 2) l’assistenza infermieristica clinica avanzata – di natura prevalentemente ospedaliera.
Sarebbe interessante invece visto il quadro di carenza di vocazioni per le specifiche specializzazioni mediche, sviluppare un percorso per Infermiere Anestesista (di durata anche superiore) che possa gestire la fase anestesiologica e l'area intensiva, come avviene ampiamente in Francia o negli Stati Uniti ad esempio.
Potrà essere valutata la presenza di specifici percorsi dottorali – disciplinari in scienze infermieristiche – ad indirizzo clinico per l’approfondimento ulteriore in ambito avanzato.
L’attività formativa di area infermieristica dovrà essere quindi sempre standardizzata e in linea con le linee guida europee ed internazionali, anche per facilitarne la mobilità a livello di assistenza infermieristica specialista ed avanzata.
Appare quindi necessaria una razionalizzazione del settore volta a garantire l’esercizio di funzioni cliniche aggiuntive, concrete e reali, ed applicabili, a beneficio della popolazione e che veda l’Università come “centro” di riferimento unico dei diversi percorsi formativi in campo infermieristico.
Questa proposta si muove in una direzione coerente a livello europeo e soprattutto più concretamente applicabile a livello universitario, meno confusivo di altre proposte, fin da subito al quadro formativo, professionale e che vada incontro alle reali esigenze dei cittadini, senza andare a replicare - si ribadisce in ultimo - modelli biomedici di specializzazione e orientato non solo alle “cure” ma al care e all’assistenza infermieristica nel suo complesso di valori di riferimento.
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