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Metamorfosi Ordinistica e future elezioni, tra paradossi e speranza di rinascita

Aggiornamento: 3 ago

Mi appresto a intraprendere, di seguito, un succinto viaggio introspettivo nel mondo ordinistico. Le consultazioni elettorali connoteranno i prossimi mesi con intensità crescente. Eppure, al di là del cerimoniale consuetudinario, appare celarsi un'impellenza metamorfica che porta ad auspicare una rigenerazione radicale della nostra professione.

In questo torrido agosto, mentre le brume autunnali sembrano lontane, gli Ordini professionali e la loro Federazione già ribollono di fervore elettorale. 

Gli OPI di Belluno e BAT, con uno scatto olimpionico, hanno già a fine luglio fissato le date di consultazione per l’inizio del mese di settembre.

Peculiarità tutta italiana, gli Ordini, sotto l'egida della Riforma della Legge 3/2018, possono intraprendere la tornata elettorale senza l'onere di un quorum minimo al terzo scrutinio. Un fenomeno che rasenta il paradosso statistico, con percentuali di votanti che hanno sfiorato e sfioreranno l'infinitesimale. Si prospetta persino lo scenario surreale in cui gli elettori potrebbero essere numericamente inferiori ai candidati, un'inversione della piramide democratica che sfida ogni logica convenzionale.

Si auspica che ogni provincia divenga un punto di osservazione e democrazia, dove siano presenti una pluralità di liste che possano amplificare il confronto, degno della complessità della nostra nobile professione.

Nel futuro, ma non in questa tornata purtroppo, elezioni in formato più aperto e/o in formato elettronico potranno e dovranno essere svolte, dove la voce di ogni infermiere possa risuonare con pari dignità e risonanza.

Sempre per gli Ordini, proviamo a immaginare un affresco rinascimentale in cui il conflitto d'interessi è rappresentato da un Giano bifronte, le cui facce scrutano simultaneamente il passato e il futuro. L'Autorità Anticorruzione, in un recente parere, indica una verità cristallina: il conflitto può germogliare in ogni angolo dell'anima umana, dalle radici materiali fino ai rami più eterei delle pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici (potrebbe essere presente in chi, ad esempio, ha il duplice ruolo di Dirigente delle professioni sanitarie e Presidente/Consigliere di Ordine. Per l’ANAC sarebbe meglio che il Consigliere/Presidente, e/o il collaboratore dell’Ordine, professore universitario ad esempio, si astengano dal prendere decisioni in conflitto, anche potenziale.

In questo caso, non bisogna farsi ingannare dalla dicotomia tra bene e male. Bisogna riflettere sulla necessità di porre un limite etico e comportamentale. Il vero problema è identificare e superare il conflitto di interesse, evitando ogni bramosia.


Un altro aspetto meritevole di profonda riflessione è l'edificio della formazione. Quale elemento portante della nostra professione, si erge come un albero della conoscenza, le cui radici affondano nel terreno fertile del controllo e della vigilanza, prerogativa proprio degli Ordini.

Il ruolo ordinistico, che dobrebbe privilegiare la funzione vigilante sull'abilitazione professionale e dei titoli in riconoscimento, stride in molte aree quanto poi si lancia, ben oltre le aree di pertinenza (responsabilità professionale e deontologia ad esempio) verso ogni aspetto, anche emergenziale, in ambito di erogazione formativa.

Non sarebbe forse più armonioso - preservando il principio della concorrenza - scindere queste funzioni, affidandole a strumenti e organismi distinti? Chi scrive immagina che per alcuni sia un pochino troppo essere controllori, vigilanti e “abilitanti” delle Lauree, essere delegati al controllo, alla Commissione Nazionale ECM e agli Osservatori, alla stesura delle regole, all’eventuale sospensione dall’esercizio professionale per gli ECM e allo stesso tempo erogatori indiscriminati di qualsivoglia contenuto formativo.

Ad esempio, non si può non considerare molto peculiare l’iniziativa della Regione Puglia, la quale ha investito proprio gli Ordini delle professioni infermieristiche del compito di attivare percorsi formativi e progetti sull'infermiere di famiglia o comunità e vede solo come supporto le Aziende e le Università. 

Queste dissonanze di competenze dovrebbero guidarci verso la concezione di un nuovo paradigma, un'alleanza sinfonica tra Istituzioni pubbliche e private, università e sapere accademico, enti regolatori e associazioni/società scientifiche. La concorrenza, il confronto e la libertà di iniziativa non dovrebbero essere più viste come un serpente tentatore da reprimere con le risorse e le quote degli iscritti agli Ordini, ma come una forza propulsiva verso l'eccellenza. Dove maggiore è il confronto, meglio è cresciuta la professione infermieristica.

Inoltre, è cogente una visione audace è necessaria: passare da un'ottica provinciale a quella regionale, armonizzata con il regionalismo della sanità, raggruppando e ottimizzando le funzionalità ordinistiche, cosa che porterebbe anche ad un consistente risparmio per le tasche degli infermieri. Questa trasformazione potrebbe infondere nuova linfa vitale nel corpo professionale, creando sinergie e aprendo nuovi orizzonti.


E che dire, in ultimo, del nuovo portale della libera professione FNOPI, questa moderna agorà digitale, già ipotizzata e messa in atto in modalità simili da start up libere e private oltre 10 anni fa? Pur nella sua nobile intenzione, alcuni potrebbero ipotizzare, in assenza di innovativi meccanismi regolatori e di visualizzazione, il rischio di trasformarsi in un peculiare bazar dove il valore dell’infermieristica è ridotto a un semplice riferimento numerico prestazionale. 

Dalle cifre sullo schermo emergono disparità vertiginose: da un lato, l'obolo di chi svaluta il proprio sapere, dall'altro, la borsa d'oro di chi forse sopravvaluta le proprie gesta. 

La forbice di prezzo per prestazioni identiche, che varia anche del 500%, rischia di alimentare una pericolosa guerra al ribasso, svalutando la professionalità degli infermieri e confondendo i cittadini (la sola registrazione di un ECG varia da 12 a 79,99 euro (con i centesimi, indicati come le offerte al supermercato) e oltre.

Dov'è l'equilibrio? Potrebbe piacere a tanti che gli Enti Sussidiari dello Stato, intervenendo in salvaguarda del SSN, indicassero anche i riferimenti degli ambulatori infermieristici, delle case della salute o della comunità, dove le medesime prestazioni sono offerte dal nostro beneamato servizio sanitario nazionale e/o regionale.

In questo caleidoscopio di riflessioni, emerge chiara la necessità di una riforma manutentiva anche della Legge 3/2018 o di un mutamento radicale della sua interpretazione, un rinascimento professionale che abbracci la complessità del nostro tempo.

Concludo con un monito e una speranza: che il cambiamento non sia temuto come un mostro mitologico, ma abbracciato come un'opportunità di crescita. Che ogni infermiere si senta parte di questa metamorfosi, contribuendo con la propria unicità al mosaico della professione.

In questo viaggio verso il futuro, ricordiamoci sempre che possiamo essere i pionieri di un domani ancora da scrivere, un domani che veda gli Ordini impegnati prioritariamente in quel che devono: tutela dei cittadini, con il fine di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti.

Noi tutti, come professionisti competenti, strumenti di assistenza, di cura e conforto, possiamo plasmare con saggezza e coraggio il destino della nostra amata professione.

Con grande speranza per il futuro (fine prima parte)


Walter De Caro

Presidente Nazionale CNAI

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